Modulo_1
La bronchite cronica è associata a peggiori sintomi e qualità di vita rispetto all’ostruzione cronica delle vie aeree
BACKGROUND:
La BPCO include la bronchite cronica (CB) e i fenotipi di enfisema. Sebbene sia generalmente accettato che l’enfisema o l’ostruzione cronica delle vie aeree (CAO) e associato ad un peggioramento della qualità di vita (QOL) rispetto alla CB, questa ipotesi non è stata testata.
METODI:
Le attuali analisi dello studio dalla coorte di Lovelace sono state confermate nella coorte COPD gene (COPDGene). La CB senza CAO (CB solamente) è stata definita come riferita tosse produttiva di catarro per ≥ 3 mesi/anno per 2 anni consecutivi e FEV1/FVC ≥ 70% post-broncodilatatore.
CAO senza CB (CAO solo) e stata definita come FEV1/FVC < 70% post-broncodilatatore senza evidenza di CB. I Risultati del QOL sono stati ottenuti dai questionari Respiratory Questionnaire St. George (SGRQ) e dal 36-voci in forma breve sullo stato di salute (SF-36). Le covariate a priori comprendevano: età, sesso, pacchetti-anno di fumo, il fumo corrente e il FEV1.
RISULTATI:
I fumatori con CB senza CAO (LSC = 341; COPDGene = 523) erano più giovani e avevano un maggiore BMI e una minore esposizione al fumo rispetto a quelli con solo CAO (LSC = 302; COPDGene = 2208). Rispetto al secondo gruppo, i punteggi di qualità della vita erano peggiori per quelli con solo CB.
Nonostante simili SGRQ Attivita e SF-36 Ruolo fisico e funzionamento fisico, i sintomi e l’impact score del SGRQ e i parametri emotivi e sociali del SF-36 erano peggiori nel gruppo solo-CB, in entrambe le coorti. Dopo la correzione per le covariate, il gruppo solo-CB restava un predittore significativo per il “peggioramento” dei sintomi e per i parametri emotivi e sociali.
CONCLUSIONI:
A nostra conoscenza, questa analisi è la prima a suggerire che tra i soggetti con BPCO, quelli con CB solamente presentano sintomi del QOL e benessere mentale peggiori rispetto a quelli con solo CAO.
CHEST Edizione Italiana 2015; 4:27-35
Modulo 2
Previsione di mortalità in pazienti critici con infezioni severe
BACKGROUND:
Lo scopo di questo studio era di confermare il ruolo della proteina secreta dalle
cellule acinari pancreatica (Pancreatic Stone Protein, PSP) nei pazienti con infezioni severe
ricoverati in Unità di Terapia Intensiva (ICU) e di validare un modello per potenziare la previsione di mortalità combinando punteggi di gravità con marcatori biologici.
METODI:
Abbiamo arruolato prospettivamente pazienti con sepsi grave o shock settico ricoverati
in ICU in Svizzera (coorte di derivazione) o in Brasile (coorte di validazione). Le scale di
gravità (APACHE [Acute Physiology and Chronic Health Evaluation] II o SAPS [Simplified
Acute Physiology Score] II) sono stati combinati con marcatori biologici ottenuti al momento
della diagnosi di sepsi, fra cui Proteina-C-Reattiva, procalcitonina (PCT) e PSP.
Modelli di regressione logistica con i più bassi errori di previsione sono stati selezionati per predire la mortalità intraospedaliera.
RISULTATI:
I tassi di mortalità dei pazienti arruolati nella coorte di derivazione (103 su 158) e in quella di validazione (53 su 91) erano rispettivamente 37% e 57%. APACHE II e PSP erano significativamente più elevati nei pazienti che morivano. Nella coorte di derivazione i modelli che combinavano APACHE II, PCT e PSP (area sotto la curva caratteristica [AUC], 0,721;95% CI, 0,632-0,812) o SAPS II, PCT, e PSP (AUC, 0,710; 95% CI, 0,617-0,802) hanno avuto una resa migliore dei singoli marcatori biologici (AUC PCT, 0,534; 95% CI, 0,433-0,636; AUC PSP, 0,665; 95% CI, 0,572-0,758) o delle singole scale di gravita (AUC APACHE II, 0,638; 95% CI, 0,543-0,733; AUC SAPS II, 0,598; 95% CI, 0,499-0,698).
Questi modelli sono stati confermati esternamente nella coorte di controllo indipendente.
CONCLUSIONI:
Abbiamo confermato il valore prognostico della PSP in pazienti con sepsi grave e shock settico che richiedono trattamento in terapia intensiva. Un modello che combina scale di gravità, PSP, e PCT incrementa notevolmente la predizione di mortalità in questi pazienti.
CHEST Edizione Italiana 2015; 4:10-19
Modulo 3
L’associazione tra riammissione ospedaliera e visite pneumologiche di follow-up nei pazienti con BPCO
BACKGROUND:
L’alta frequenza di re-ricoveri nei pazienti con BPCO resta un problema importante.
E stato esaminato l’impatto della visita pneumologica di follow-up durante il mese successivo alla dimissione dall’ospedale a causa dell’aggravamento della BPCO sulla riduzione dei ricoveri. E stato costruito il profilo dei pazienti che non si sono presentati alle visite di follow-up.
METODI:
Il nostro studio di coorte retrospettivo basato sulla popolazione ha analizzato i dati di tutti i pazienti con BPCO che sono stati trattati in un istituto pneumologico in un ospedale israeliano e che erano stati ricoverati in ospedale tra l’ 1 gennaio 2004 e il 31 dicembre 2010. La regressione logistica multivariata e stata utilizzata per caratterizzare il paziente che non si era presentato alla visita di follow-up e per valutare l’effetto della mancanza della visita sulla riospedalizzazione nei 90 giorni dalla dimissione. L’analisi a rischi proporzionali di Cox è stata utilizzata per modellare l’effetto della mancanza della visita sul ricovero aggiuntivo o sulla morte durante il periodo di studio.
RISULTATI:
Dei 195 pazienti coinvolti nello studio, il 44,1% ha avuto visite di follow-up con pneumologi entro 30 giorni dalla dimissione. Le mancate visite di follow-up sono state dovute alla residenza distante, a un più alto numero di ricoveri nell’anno precedente, alla mancanza di una raccomandazione nella lettera di dimissione per una visita di follow-up e ad una più bassa frequenza di visite di follow-up con pneumologi nell’anno precedente. Inoltre, le mancate visite di follow-up sono risultate associate ad un significativo aumento di rischio di riospedalizzazione entro 90 giorni dalla dimissione (OR, 2,91; 95% CI, 1,06-8,01).
CONCLUSIONI:
Le visite precoci di follow-up pneumologico sembrano ridurre i tassi di riospedalizzazione causate da riacutizzazione dei pazienti con BPCO. Raccomandiamo che dopo la dimissione i pazienti eseguano presto le visite di follow-up pneumologico.
CHEST Edizione Italiana 2015; 4:20-26