L’acido urico è tra i fattori di rischio indipendenti per lo sviluppo di numerose patologie e recentemente è stato inserito tra i parametri da monitorare nelle Linee Guida ESC/ESH 2018 per la gestione dell’ipertensione.
I meccanismi del danno da acido urico sono molteplici e complessi. In particolare i depositi di urato, per la capacità di evocare una reazione infiammatoria, possono rappresentare una causa di instabilità di placca aterosclerotica e contribuire, così, alla comparsa di manifestazioni cliniche di eventi cardiovascolari acuti. Inoltre, per la forte azione ossidante esercitata per livelli superiori a 6 mg/dl, l’acido urico altera la funzione endoteliale rendendo i vasi più suscettibili per l’innesco dei processi aterosclerotici.
Quindi l‘iperuricemia con e senza deposito è un parametro importante da considerare in epoca Covid-19 per le sue implicazioni sistemiche a livello cardiovascolare, nefrologico e metabolico correlate prevalentemente al danno endoteliale e all’infiammazione. Il virus SARS Cov2, infatti, esercita un’azione diretta sulle cellule della parete più interna dei vasi sanguigni e induce una risposta infiammatoria correlata all’infezione con aumento del rischio di trombosi ed embolie.
I danni dell’iperuricemia sono particolarmente evidenti nei pazienti che possiedono uno o più fattori di rischio cardiovascolare, nei quali risulta ancora più importante la conoscenza dei livelli di uricemia che possono risultare “fuori soglia”.
Durante il Corso, contestualizzandole in epoca Covid-19, verranno prese in esame tutte le condizioni in cui l’acido urico gioca un ruolo importante quale fattore di danno sistemico e le opzioni terapeutiche oggi a disposizione per ridurre l’iperuricemia.