L’IPERTENSIONE ARTERIOSA OGGI: UNA ESSENZIALE INTERRELAZIONE TRA MEDICO TERRITORIALISTA E SPECIALISTA CARDIOLOGO
Il controllo dello stato ipertensivo in ambito territoriale necessita di un intervento in prima istanza da parte del medico territorialista che ha in cura il paziente e di cui conosce anamnesi, situazione clinica ed eventuali comorbilità; il link tra medico del territorio e cardiologo è però uno step necessario per inquadrare meglio il paziente, in relazione agli stretti rapporti esistenti tra ipertensione arteriosa ed apparato cardiovascolare.
Il compito del cardiologo consiste dunque nell’inquadrare il paziente da una parte nel suo contesto cardiologico clinico (valvulopatie, cardiopatia ischemica...) e dall’altra nella esecuzione di diagnostiche appropriate e di qualità con la finalità di ridurre la progressione della malattia cardiovascolare sostenuta dallo stato ipertensivo e da eventuali altre serie malattie croniche concomitanti (diabete mellito, obesità, sindrome metabolica, broncopneumopatia cronica ostruttiva...).
In base alla valutazione clinica cardiologica ed alla diagnostica cardiologica correttamente eseguita ed in stretta collaborazione con il medico territorialista si possono così prendere decisioni terapeutiche ragionate sulla scelta dell’antipertensivo più indicato per il paziente stesso.
Il compito del medico territorialista è tipicamente multidisciplinare, prevedendo la presa in carico del paziente cronico che ormai solo raramente è monopatologico, dalla stesura del P.A.I. alla sua gestione e costante controllo ed aggiornamento in stretta collaborazione e condivisione con lo/gli specialista/i.
A tutto ciò va aggiunto il fatto che l’attuale pandemia SARS-COV2 ha slatentizzato una situazione di precarietà ospedaliera: cioè l’attuale impossibilità ospedaliera di gestire contemporaneamente un’emergenza a lunga durata (SARS-COV2 oggi e domani, dopodomani chissà...) e la normale routine ambulatoriale, con conseguente sospensione od abnorme differimento delle liste d’attesa anche dei pazienti critici.
Questa situazione con cui purtroppo bisognerà convivere per anni, non può essere risolta solo con l’assunzione di nuovi medici sia specialisti che territorialisti, perché bisogna anche tener conto del contemporaneo problema del turnover generazionale: l’unica alternativa possibile, facilmente organizzabile e a costi accettabili, è quella di un’elevata implementazione della telemedicina (non solo E.C.G., ma anche ecodoppler T.S.A., M.A.P. 24H, ecc.) e del teleconsulto specialistico.
Lo scopo di questo corso di aggiornamento è quindi quello di dimostrare come la interrelazione tra medico territorialista e cardiologo, debitamente supportata dall’evoluzione tecnologica, abbia come fine ultimo di migliorare sia la qualità della vita che la sopravvivenza del paziente, in una ottica di una migliore finalizzazione delle risorse disponibili.