L’emergenza sanitaria in atto dovuta all’epidemia del COVID 19 ha costretto i clinici e i pazien- ti stessi ad un cambiamento nella gestione delle malattie, in particolare quelle croniche con necessità di monitoraggio specialistico, e quindi accesso in ospedale.
Per tre mesi, i pazienti con patologie croniche, compresa l’osteoporosi severa, hanno avuto difficoltà ad accedere agli ambulatori, ad eseguire gli accertamenti necessari, a proseguire le terapie antifratturative e questo ha contribuito ad aumentare ulteriormente il gap diagnostico terapeutico di cui soffre la patologia osteoporotica.
In questo momento, è necessario sia “recuperare” tutti i pazienti che non hanno potuto ac- cedere agli ambulatori specialistici della patologia ossea, per garantire quella continuità che è venuta a mancare, ma altresì bisogna farlo in sicurezza, in modo graduale e con le corrette procedure, e con accessi contingentati e diventa quindi difficile garantire l’accesso alla dia- gnosi e alle terapie antifratturative possibilmente a tutti i pazienti con fragilità che ne hanno necessità. Una soluzione sembra essere l’utilizzo della telemedicina che permette di avere un incontro con il paziente in una stanza virtuale e quindi non solo verificare l’aderenza alla te- rapia e il monitoraggio clinico, ma anche ripristinare quel contatto tra specialista e paziente, in un tempo inferiore rispetto agli ambulatori in presenza fisica. Un’altra modalità percorribile è quella del teleconsulto, che riguarda il contatto tra MMG e specialista (senza il paziente). La modalità di gestione del paziente noto con osteoporosi severa, che non ha problemi clinici nuovi, potrebbe rivelarsi anche una metodo efficace per sempre per riuscire a garantire l’ac- cesso alle cure a più pazienti.